venerdì 15 aprile 2011

Galanterie d'altri tempi (ovvero la genesi di questo blog)

L'altra sera, in videochiamata Skype con il mio adorato consorte, mio suocero, disquisendo allegramente della differenza di costituzione fisica tra le mie due figliolette, con una galanteria degna d'altri tempi, mi ha definito "cavalla". Inutile dire che questo epiteto mi ha lasciata interdetta e piuttosto infastidita. Mio marito, ben conoscendomi e temendo forse un incidente diplomatico, ha prontamente interrotto la comunicazione, dicendo al padre che doveva correre a rabboccare la biada, onde evitare che mi imbizzarrissi in cucina dinanzi alle bambine.
E, siccome siamo persone piu' o meno civili, ho desistito dall'idea folle di replica o di analoga similitudine col mondo animale (anche se ne avrei avuto ben d'onde, vista la notevole stazza del soggetto).
Una volta raffreddati i bollenti spiriti, riflettendoci su, forse mi sarei incazzata di piu' se mi avesse definita "vacca" o "gallina". Il cavallo, tutto sommato, e' un animale bello, forte e piuttosto intelligente. Inoltre, tutte le allusioni maliziose che sono scaturite di li' a poco dalla mente perversa di mio marito, ci hanno regalato attimi di sublime ed ilare piacere.
In realta', pensando a tutto quello che e' successo in questi anni, a tutto quello che comporta la mia vita di emigrante, con due bimbe piccole e senza alcun ausilio familiare, la similitudine non mi pare poi cosi' peregrina. Anzi! Potrei perfino sentirmi lusingata dall'analogia equina.
Mi son detta, pensando con orrore alle mie mollicce conoscenze femminili vicine e lontane, che incarnano esattamente il modello piu' aberrante del cosiddetto sesso debole, "beh, in effetti non siamo mica femminucce!"
Eureka, non sono una femminuccia.
Ho trentasette anni suonati, sono mamma e moglie soddisfatta, momentaneamente disoccupata, causa ennesimo-spostamento-del-marito-in(piena-e-fulgida)-carriera.
Ho lavorato nove anni per una societa' finanziaria in Italia e quasi due per una multinazionale americana in Irlanda, ora viviamo a Berlino e, per il momento, mi "limito" a fare da babysitter a tempo pieno, lavare, stirare, cucinare, far la spesa, rassettare, spolverare e tutte quelle amene attivita' casalinghe che noi donne amiamo tanto.
Insomma, sono una che si fa un discreto mazzo, non c'e' che dire...
Adesso mi tocca imparare un po' del dolce e musicale linguaggio dei crucchi, se voglio tornare ad avere una mia indipendenza economica e un'alibi per star fuori casa una quantita' di ore tale da ripristinare il mio equilibrio psichico...
Ad ogni modo sono felice, la vita raminga mi ha dato modo di prendere le distanze da me stessa ed osservarmi con occhi differenti. Fino ad un certo punto della mia vita, ho creduto di essere fatta in un certo modo, poi sono saltate fuori risorse che non immaginavo neanche lontanamente di avere. Insomma, la lontananza dal mio ambiente d'origine e la necessita' di cavarmela da sola hanno giocato decisamente a mio favore.
Devo ammettere che questa mia palingenesi si e' riflettuta positivamente sul resto della famiglia: io ed il mio eterno drudo siamo piu' innamorati che mai e le bambine sono allegre e vivaci.
Sapere di essere la locomotiva del treno mi lusinga e mi gratifica ma... la prossima volta che mio suocero si azzarda a darmi della "cavalla", lo mando a cagare in diretta.
Per principio!

3 commenti:

  1. In questo momento non poteva esserci nitrito... ooops! volevo dire post migliore! ;) Che il pelo nero di Furia sia con noi. Tschüss!!!

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  2. Ehehehe!!! Sai perché mio marito ha scritto questo? Perché proprio stasera abbiamo chiacchierato un po' sull'eventuale occasione che probabilmente si profila all'orizzonte. E come te, anche se ovviamente in fase del tutto embrionale, sto scoprendo dei lati di me che non credevo di avere. Insomma, io non so immaginarmi casalinga. Storto o morto le mie giornate sono sempre state scandite da tempi molto stretti. E devo dire che tutto sommato, nonostante le solite lamentele, mi piace molto sentirmi perennemente impegnata. Poi un sabato mattina esci con tua figlia nel passeggino, e nonostante tu sia libera da qualsivoglia impegno, ti accorgi che non stai passeggiando, ma stai correndo. Verso niente, sei semplicemente abituata a farlo. E allora capisci che qualcosa va rivisto, e prendo questa futura probabile chance come una svolta anche per la mia vita. Sono stata ultimamente bersaglio di spedizioni punitive familiari atte a farmi "aprire gli occhi" a farmi comprendere in nome del più puro e sano femminismo e di tutti i diritti acquisiti fino ad oggi con tanta fatica che "certe cose se le devi fare solo per tuo marito è bene che tu non le faccia". Ok. Allora scopro le carte. Forse è arrivato il momento di essere chiara e del tutto onesta. Se è vero che mio marito in tutta questa storia sarà il protagonista principale, io voglio esserne il parassita. Voglio trarne vantaggio. Vorrei riuscire a cambiare il mio stile di vita. Vorrei dedicare più tempo a lui, perché non sono Wonder Woman, ma mi sento come se non prestassi mai abbastanza attenzione. Vorrei dedicare più tempo a mia figlia, perché coem disse qualcuno, una mamma che lavora è una moneta che non vale mai abbastanza. E vorrei dedicare più tempo a me. Troverò un nuovo lavoro? Non lo so, è probabile, ma non voglio più esserne schiava, non voglio che mi condizioni.Cito Alessandro Baricco, quando nel suo "City" dice: "Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte, se solo ti avessero insegnato, piuttosto, a essere felice rimanendo immobile. Tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. Andare per la tua strada. Magari invece siamo fatti per vivere in una piazza, o in un giardino pubblico, fermi lì, a far passare la vita, magari siamo un crocicchio, il mondo ha bisogno che stiamo fermi, sarebbe un disastro se solo ce ne andassimo, a un certo punto, per la nostra strada, quale strada? Sono gli altri le strade, io sono una piazza, non porto in nessun posto, io sono un posto." Ecco, è così che mi sento ora. Vorrei solo essere un posto e stare ferma. Magari cambierò idea in una manciata di giorni, ma ora mi sento come se vivessi in apnea. E vivo aspettando un cenno che mi faccia riprendere fiato.

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  3. @Max Power: che il corvino crine la potenza dei miei ferri di cavallo siano sempre con voi!!
    @Moshi Moshi: gia' il solo ragionare sul cambiamento che potreste apprestarvi a fare e' linfa vitale per lo spirito e nutrimento per il cervello. Cambierai idea ancora mille volte e poi altre mille: e' buon segno, vuol dire che il tuo metabolismo esistenziale funziona. Sii paziente con le persone che ti amano e che ti stanno, seppur in buona fede, ricattando: ad un certo punto avrai chiaro in mente cosa e' meglio fare per la tua famiglia e, soprattutto, per te stessa. Serba la tua forza per sostenere la persona che ami, per vincere lo sconforto ed il ripensamento che pure busseranno alla tua porta. Un giorno ti guarderai indietro e godrai a piene mani della splendida bellezza che il destino vi riserva. Un bel giorno scioglierai le briglie che non sai di avere e sarai soltanto cio' che avrai deciso di essere.

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